martedì 27 agosto 2013

BROKEN – LA RECENSIONE A COLORI




Dopo la recensione in bianco e nero di The Artist, ecco a voi la recensione a colori di Broken.
Un ringraziamento a Lucien della Teiera volante per aver segnalato questa piccola grande chicca di film.

Broken
(UK 2012)
Regia: Rufus Norris
Sceneggiatura: Mark O’Rowe
Tratto dal romanzo: Broken di Daniel Clay
Cast: Eloise Laurence, Tim Roth, Cillian Murphy, Rory Kinnear, Bill Milner, Zana Marjanovic, Robert Emms, Lily James, Denis Lawson, Clare Burt, Rosalie Kosky
Genere: britpop
Se ti piace guarda anche: Submarine, Fish Tank, My Mad Fat Diary


Blue is where I want to be
Makes me feel I'm in the sea
Look at all the stars they don't need to say

Ci sono film rotti. Ce ne sono un sacco di film rotti, pieni di difetti, da aggiustare. Broken non è una pellicola perfetta, eppure non c’è niente al suo interno che cambierei, che sposterei, che aggiusterei. Broken va bene così. Non ha una di quelle sceneggiature precisine hollywoodiane classiche, in cui c’è un’introduzione dei personaggi, uno svolgimento e una conclusione e tutto è incastrato in maniera tanto precisa quanto fredda e prevedibile. Qui i personaggi li impariamo a conoscere poco a poco e nel corso della pellicola sanno regalarci parecchie sorprese. Parecchie.
In più, Broken è un film inclassificabile. Possiamo definirlo dramma? Sì, perché di drammi ne succedono mica pochi e le tematiche affrontate non sono nemmeno delle più leggere: pazzia, pedofilia, bullismo, complessi rapporti genitori-figli… Nonostante questo, Broken non è un film blue, non è un film triste. È semmai un film Blur, molto Blur. Nella colonna sonora della pellicola compare infatti un brano composto da Damon Albarn, “When I’m Really Old”, e soprattutto c’è “Colours”, il tema portante del film. Si tratta di un pezzo poco conosciuto nel repertorio dei Blur, una b-side risalente al periodo del loro ultimo album “Think Tank” ed è qui reinterpretato per l’occasione dalla giovane protagonista Eloise Laurence.




Red's the color when you're dead
It gets there under your head
I don't feel the end, I just want to be

Broken non è un film blue, ma non è nemmeno un film rosso, nonostante il sangue scorra copioso già nella prima scena.
La protagonista soprannominata Skunk, ovvero Puzzola (che bel soprannome!), è una ragazzina diabetica di 11 anni che vive con il padre in uno dei più classici suburbi inglesi in mezzo al nulla. Un po’ come quelli visti in Fish Tank o nelle serie My Mad Fat Diary o in Skins o in un sacco di altri film/telefilm made in Britain. La routine quotidiana nel quartiere viene sconvolta da un episodio di violenza improvviso, cui Skunk assiste: un uomo pesta a sangue un vicino, un ragazzo un po’ ritardato, diciamo. Da questo episodio, si mettono in moto tutta una serie di eventi che cambieranno per sempre la vita sia di Skunk che degli altri abitanti del quartiere, in un ritratto corale che alla fine troverà un suo senso, una sua quadratura.
Non si tratta di una serie di eventi assurdi o particolarmente sconvolgenti. In questo film non si affrontano apocalissi, zombie, vampiri o cose del genere. Tutto è tanto ordinario, quanto straordinario. A far la differenza sono i dettagli. I dettagli sono fondamentali. C’è ad esempio una scena molto bella in cui Tim Roth, il padre di Skunk, conquista una tipa infilandole non il pisello nella vagina, ma infilandole una molletta nelle dita delle mani. È un film fatto così, di tanti piccoli dettagli di questo tipo che lo rendono una visione unica.


"Hey Cillian, manco come Spaventapasseri
in Batman Begins eri tanto speventoso!"
"Lo so, lo so..."
Black is where I want to stay
I forget it's in my way
But I won't hurt myself, I'll just let it fall

Broken è un drammone corale, dunque? Un film scuro, black?
No.
Broken è un film leggero, delicato come una piuma. Tutti i personaggi hanno i loro problemi e sono in qualche modo dei disperati.
Tim Roth, Cillian Murphy, Robert Emms, Rory Kinnear (visto in un episodio della serie Black Mirror) tirano avanti a fatica insieme ai loro demoni.
A regalare luce all’insieme è allora Eloise Laurence.


White is what I was to start
But I dont want to get on top
All my life I just say everything free

La luce bianca del film, la protagonista esordiente ricorda un’altra straordinaria attrice esordiente, ai tempi di Leon. Sto parlando di Natalie Portman. Eloise Laurence potrebbe essere la nuova Natalie Portman. Ebbene sì, l’ho detto. E Broken, diretto dal pure lui esordiente Rufus Norris, è l’equivalente cinematografico della musica dei Blur: indie e pop allo stesso tempo, alternativo e strano eppure in grado di parlare direttamente al cuore delle persone, un film che sembra rotto e invece se ne vedono in giro sempre meno, di pellicole così aggiustate.
(voto 8/10)



4 commenti:

  1. Anche se Tim Roth ultimamente partecipa a film discutibili, dal voto e dalla recensione Broken sembra interessante...

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  2. Lo devo recuperare appena rientro.
    Comunque, gran bel pezzo. E per una volta lo dico fuori dal gioco delle parti delle Blog Wars. :)

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  3. Mi ha sempre attirato il romanzo - che se non sbaglio è tra i remainders - quindi vedrò sicuramente il film, seguendo il tuo consiglio ;)

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  4. Bello, bello, bello! Grazie di cuore per la segnalazione!!
    Giordy

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